L’estratto contributivo è il documento che riporta la storia contributiva di ogni lavoratore: è fondamentale per capire quanto si è accumulato ai fini pensionistici e individuare per tempo eventuali errori o omissioni. In questa guida vediamo, passo dopo passo, come leggerlo, quando controllarlo e cosa fare in caso di anomalie.
Il primo passo per consultare il proprio estratto contributivo è accedere al sito dell’Inps, o a quello della cassa professionale a cui si versano i contributi, con le credenziali SPID.
Il documento, scaricabile dal sito, presenterà le seguenti voci, che rivediamo insieme per una guida più chiara alla loro lettura.
Dati anagrafici e iscrizione alla gestione
In cima all’estratto contributivo trovi i tuoi dati anagrafici: nome, cognome, codice fiscale. Per alcune categorie (come i professionisti iscritti a casse specifiche), è presente anche la data di iscrizione alla cassa di riferimento, verifica che tutto sia corretto.
Tabella dei versamenti: come leggerla nel giusto ordine
Subito dopo, trovi una tabella dettagliata dei contributi versati. Ecco come interpretarla colonna per colonna:
- Periodo di riferimento: indica a quale periodo lavorativo si riferiscono quei contributi. Solitamente è indicato per anno solare. Potresti trovare più periodi nello stesso anno, per esempio se hai cambiato datore di lavoro o hai percepito indennità. Se hai svolto più attività contemporaneamente (es. due part-time), il periodo è valido una sola volta per il diritto alla pensione, ma i contributi versati in entrambi i lavori vengono tutti conteggiati nella misura della pensione;
- Tipo di contribuzione: specifica l’attività o la situazione per cui sono stati versati i contributi: lavoro dipendente, disoccupazione, gestione separata, commercio, ecc;
- Contributi utili al diritto e alla misura: i contributi per il diritto servono per accedere alla pensione. I contributi per la misura servono a calcolare l’importo della pensione. Questi valori possono non coincidere: per esempio, un part-time al 50% può darti 52 settimane utili al diritto, ma solo 26 alla misura;
- Reddito o retribuzione: in questa colonna trovi l’importo su cui sono stati calcolati i contributi. Se il reddito è troppo basso (es. sotto i 18.555 € nella gestione separata), non copre l’intero anno, ma solo una frazione. Questo influisce sul totale dei contributi utili;
- Azienda o committente: riporta il nome del datore di lavoro o, nel caso dei lavoratori autonomi, il proprio nome. Verifica che ogni periodo lavorato sia correttamente attribuito.
Quando controllare l’estratto contributivo
Controllare il proprio estratto contributivo una volta l’anno è una buona abitudine. Farlo regolarmente ti permette di:
- Ricordare meglio i periodi lavorati;
- Individuare errori senza dover ricostruire situazioni di anni fa;
- Evitare il rischio di perdita dei contributi per decorrenza dei termini.
Cosa fare in caso di errori o mancanze
Se noti un’anomalia, puoi fare una segnalazione all’ente previdenziale. Serviranno dei documenti che provino la tua posizione, come ad esempio:
- Buste paga;
- Certificazione unica (CU);
- Dichiarazione dei redditi (per autonomi o liberi professionisti).
Hai 5 anni di tempo per contestare un’assenza contributiva. Oltre questo termine, potresti dover versare di tasca tua per farti riconoscere il periodo mancante.
La segnalazione interrompe la prescrizione, una volta inviata non rischi di perdere i contributi anche se l’ente impiega tempo a lavorarla.
Inoltre, è importante prestare attenzione alla gestione separata dei collaboratori: sono responsabili dei versamenti. Non basta semplicemente dimostrare la collaborazione, devi assicurarti che i contributi siano pagati, altrimenti dovrai versarli tu.
Un primo controllo è per tutti. Se invece hai una situazione più complessa da gestire, non esitare a contattarmi.