Elisa Lupo

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Il riscatto di laurea è uno dei temi più dibattuti quando si parla di pensione. Mentre è al vaglio del governo una stretta sul riscatto di laurea e sull’accesso anticipato a pensione nella Manovra 2026, ricapitoliamo tutto ciò che è necessario conoscere sul tema fino ad oggi per decidere su una sua eventuale convenienza.

Il riscatto di laurea è l’argomento che prima o poi salta fuori a cena tra amici o tra colleghi davanti alla macchinetta del caffè: c’è chi lo considera indispensabile e chi lo vede come una spesa inutile. La verità, come spesso accade in ambito previdenziale, sta nel mezzo.

Il riscatto di laurea è uno strumento importante, ma spesso sopravvalutato rispetto ad altre leve di pianificazione previdenziale. Il suo principale merito? Costringerci a pensare alla pensione, tema che molti rimandano coltivando la convinzione – errata – che “tanto in pensione non ci andremo mai”.

In ambito previdenziale, “riscattare” significa versare volontariamente dei contributi per coprire periodi in cui non è presente contribuzione. Non si tratta solo della laurea in senso stretto: è possibile riscattare anche altri percorsi di studio, purché riconosciuti dalla normativa. L’obiettivo è trasformare gli anni di studio in anzianità contributiva utile ai fini pensionistici.

È possibile riscattare gli anni del corso legale di studi solo se il titolo è stato conseguito. Non sono riscattabili, invece, gli anni fuori corso. Il riscatto può riguardare l’intero periodo di studi oppure solo una parte: non ci sono vincoli, ma la scelta deve essere coerente con l’obiettivo che si intende perseguire.

Riscatto ordinario e riscatto agevolato: le differenze

Accanto al riscatto ordinario, dal 2019 è stato introdotto il riscatto di laurea agevolato, spesso al centro di informazioni poco chiare. Un primo punto fermo: il riscatto agevolato è una misura strutturale, quindi non ha scadenze e non richiede decisioni affrettate. Le differenze tra le due modalità sono rilevanti e riguardano sia il criterio di calcolo sia il trattamento fiscale.

Il riscatto ordinario è calcolato sulla base del reddito effettivo del richiedente al momento della domanda. In altre parole, più elevata è la retribuzione o il reddito dichiarato, più alto sarà il costo per riscattare ciascun anno di studi. Per fare un esempio, con una RAL di 30.000 euro, il costo per riscattare un solo anno di corso di studi può arrivare a circa 10.000 euro. Ll’intero importo versato per il riscatto ordinario, però, è totalmente deducibile dal reddito imponibile. Questo significa che chi ha una buona capienza fiscale può ottenere un beneficio rilevante, riducendo il carico fiscale complessivo.

Il riscatto agevolato segue una logica completamente diversa. Il costo non dipende dal reddito personale, ma è calcolato su un valore fisso collegato al minimale contributivo INPS. Nel 2025 questo minimale è pari a circa 18.555 euro annui. Su tale importo viene applicata l’aliquota contributiva del 33%, da cui deriva un costo di circa 6.000 euro per ogni anno riscattato, uguale per tutti, indipendentemente dalla retribuzione.

Dal punto di vista fiscale, il riscatto agevolato prevede la possibilità di detrare direttamente dall’IRPEF il 50% di quanto versato, con un recupero fiscale immediato e più semplice da comprendere. È una formula quindi più prevedibile, con costi certi e facilmente pianificabili, spesso rateizzabili.

Riscatto di laurea e sistema pensionistico

Per capire se il riscatto conviene, è indispensabile collocarlo all’interno del sistema pensionistico in cui si rientra.
Fino al 1996, la pensione veniva calcolata con il sistema retributivo: si guardavano le ultime retribuzioni percepite e si “illuminava” il passato partendo dal presente.
Dal 1996 in poi, il sistema è diventato contributivo: una sorta di salvadanaio in cui ogni contributo versato incide direttamente sull’importo finale della pensione.

Chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 rientra nel sistema misto:

  • ha una quota retributiva fino al 1996
  • e una quota contributiva dal 1996 in poi

Il riscatto agevolato è un riscatto contributivo. Questo significa che:

  • gli anni di studio antecedenti al 1996 possono essere riscattati con modalità agevolata
  • solo se si sceglie il calcolo della pensione interamente contributivo

È una scelta possibile, ma che va valutata con estrema attenzione perché può avere un impatto rilevante sull’importo finale della pensione.

Il riscatto di laurea conviene?

La risposta più corretta è una sola: dipende dall’obiettivo.
Riscattare periodi di studio significa comprare anzianità contributiva. La domanda da porsi non è “conviene in assoluto?”, ma “mi serve davvero per quello che voglio ottenere?”.

Quando il riscatto non è utile:

  • Se la carriera è discontinua e, anche con il riscatto, non si raggiunge l’anzianità minima per la pensione anticipata
  • Se mancano molti anni alla pensione e non si conoscono i requisiti futuri: in questo caso non si sta pianificando, si sta scommettendo
  • Se l’obiettivo è aumentare l’importo della pensione pubblica, il riscatto agevolato non è lo strumento adatto

Quando può avere senso:

  • Se il riscatto consente concretamente di anticipare l’uscita dal lavoro
  • Se è coerente con il proprio sistema pensionistico e con i requisiti che realisticamente si potranno raggiungere
  • Se rientra in una pianificazione previdenziale più ampia

Il riscatto di laurea non conviene sempre e non conviene a tutti, ma non è nemmeno uno strumento da scartare a priori.

Come ogni scelta previdenziale, va inserito in un quadro più ampio: ogni passo fatto oggi avrà un impatto sul futuro, e proprio per questo va ponderato con attenzione.
Una buona pianificazione previdenziale serve a evitare decisioni emotive e a costruire un percorso coerente con la propria storia lavorativa e i propri obiettivi.

Se questo articolo ti ha aiutato a fare chiarezza, ma vuoi fare una pianificazione previdenziale più ampia e solida con un aiuto professionale, prenota una consulenza pensionistica di Orientamento con me. Non rimandare scelte importanti a quando sarà troppo tardi.

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