Quest’anno per la prima volta nella storia nel nostro paese il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori attivi. L’invecchiamento della popolazione di cui si parla da diversi anni comincia a mostrarsi in modo chiaro.
Nei prossimi anni questo trend sarà in aumento a causa dell’andamento demografico negativo per cui il numero delle nascite è da diversi anni inferiore al numero dei decessi.
Il nostro sistema pensionistico è ancora in larga parte a ripartizione: i lavoratori attivi pagano i contributi e quei contributi vengono utilizzati per il pagamento delle pensioni.
Un sistema a ripartizione si regge se i lavoratori sono maggiori dei pensionati e quindi il saldo è positivo.
Da circa 30 anni il sistema previdenziale sta transitando lentamente da un sistema a ripartizione ad uno a capitalizzazione. Questo tipo di sistema funziona come un salvadanaio, si calcola la pensione in base ai contributi che ogni singolo lavoratore ha versato.
Il lento transito verso il sistema contributivo, ancora non ultimato, dovrà far fronte ad una società molto diversa da quella attuale dove crescerà la necessità dell’intervento statale su ambiti come la sanità e in cui il welfare pubblico non basterà più.
La previdenza complementare rappresenta l’unico argine che i lavoratori possono utilizzare e la cui attivazione dipende solo da loro e non da scelte politiche
La previdenza complementare ha l’obiettivo di integrare la pensione pubblica che sarà insufficiente in modo da poter mantenere un tenore di vita dignitoso.